Afghanistan, ultima trincea. La sfida che non possiamo perdere by Gian Micalessin & Fausto Biloslavo

Afghanistan, ultima trincea. La sfida che non possiamo perdere by Gian Micalessin & Fausto Biloslavo

autore:Gian Micalessin & Fausto Biloslavo [Micalessin, Gian & Biloslavo, Fausto]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: History, Military, General, Political Science, International Relations
ISBN: 9788874932443
Google: ByjvPQAACAAJ
editore: Boroli Editore
pubblicato: 2009-04-14T22:00:00+00:00


La legge di Lawrence

La regola di fondo per addestrare quest’esercito resta quella dettata da Lawrence d’Arabia nei suoi Sette pilastri della saggezza e ripresa con successo in Iraq dal generale David Petraeus. «È sempre meglio lasciarlo fare a loro con qualche imprecisione» scriveva Lawrence «anziché farlo noi alla perfezione; è il loro Paese e il loro modo d’essere, mentre il nostro tempo è sempre troppo breve».

Giovannini è pienamente d’accordo. «Il modo migliore per perdere un afghano trasformandolo da alleato e amico in spietato avversario è dargli l’impressione di volerlo dominare o imporgli la propria volontà. L’unica maniera per conseguire dei risultati quando si lavora con questi soldati è convincerli che non sei lì per distribuire degli ordini, ma per offrir loro delle possibilità che li aiuteranno a svolgere meglio il loro compito rischiando meno e ottenendo maggiori risultati. Forse non assimilano tutto quello che insegniamo, ma rielaborano a modo loro la lezione e si trasformano in guerrieri duri ed esperti».

Sono soddisfazioni lente e faticose. Per rendersene conto basta assistere a una sessione d’addestramento in cui le reclute afghane imparano a utilizzare gli esplosivi, a sparare con i kalashnikov e a destreggiarsi con lanciarazzi anticarro Rpg. Al poligono gli artificieri italiani seguono passo dopo passo i soldati afghani alle prese con micce e spolette. «Qui il rischio è la distrazione» confessa un militare. «Molti non si rendono conto di avere tra le mani ordigni che al minimo errore possono uccidere noi e loro; la difficoltà maggiore è insegnare a questi ragazzi a concentrarsi e a controllare tutte le fasi del lavoro».

Dall’altra parte dell’immensa zona utilizzata per l’addestramento al fuoco, un gruppo di bersaglieri italiani fa il possibile per insegnare le procedure di sicurezza, indispensabili prima di far fuoco con i razzi anticarro. Serve a poco. Le reclute si sovrappongono l’una all’altra rischiando di ustionarsi a vicenda con le vampate posteriori del tubo di lancio, qualcun altro fa cadere i razzi, un altro ancora spinge con eccessiva energia un proiettile apparentemente incastrato facendo venire i sudori freddi ai colleghi più esperti e agli istruttori italiani. «A volte ti fanno venire i brividi» sospira un istruttore «ma devo ammetterlo: sono coraggiosi, pronti a tutto e anche volonterosi; il difficile è riuscire a dar loro un po’ di disciplina; sono testardi e cocciuti, anche se hanno tanta voglia d’imparare». Costruire un esercito, forgiare i soldati afghani rappresenta la sfida decisiva per cambiare il corso del conflitto e risparmiare alla Nato e alle forze della coalizione un’infinita e insopportabile guerra di logoramento. Ma gli sforzi iniziati dopo il 2001 per raggiungere questo obiettivo devono fare i conti con il passato dell’Afghanistan.



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